parola di comando

il minimeo, da circa 2 mesi, quindi dalla veneranda età di 5 mesi scarsi, capisce una parola.
gliel’ha insegnata la paperella.

ce ne siamo accorti in macchina: tutti i bambini del mondo si rilassano e si addormentano tranne il minimeo che, scontento dall’essere costretto in spazi angusti come il seggiolino, urla solitamente come un’aquila. fortunatamente hanno iniziato a giocare lei e la paperella, o meglio, a farsi dispetti reciproci che però le tengono parzialmente impegnate. oppure la paperella parla tanto e tanto forte da stordire il minimeo, che si azzittisce.
in uno dei soliti momenti in cui, sul sedile dietro, il minimeo urlava e la paperella parlava da sola, raccontandosi quel che vedeva, io e il viandante avevamo più o meno staccato il canale audio, come facciamo ogni tanto in queste situazioni, per sopravvivere. così di fatto le ignoravamo e chiacchieravamo tra di noi. ad un tratto mi rendo conto di una sequenza di suoni che si ripete, invariata, più volte. tendo l’orecchio, presto attenzione e rimango allibita.

paperella: " ‘cia, LIDIII!" [lucia (alias minimeo), ridi!]
minimeo: "eow, eow, ah-ha, ah-ha. eeeehhh!"

l’esperimento è stato ripetuto più volte anche da me e dal babbo. è ripetibile, quindi scientificamente provato. a 5 mesi il minimeo ha capito il significato della parola "ridi". e obbedisce, pure. anche nei momenti in cui sta gnolando: si blocca, fa una risatina, e poi ricomincia a gnolare.
e attenzione: se con lo stesso tono pronunci altre parole, anche della stessa lunghezza (pane! gioca! mamma! bingo!) ella non reagisce e ti guarda stupita. come a dire: mamma, ma sei matta?