la paperella sta meglio, e quindi ha ricominciato a rognare.
stamattina per farla scendere dal letto e poi andare in bagno a lavarsi e far pipì son state urla, lamenti, gemiti e stridor di denti.
a quel punto il minimeo, che si era svegliato di buon umore (urca urca tirulero, tornerà la neve), ha ben pensato che non poteva lasciare alla sorella il primato sonoro, e quindi mi ha fatto sudare tante camice per vestirla che ho terminato l’operazione col fiatone, la lingua a terra e le orecchie in fiamme.
siamo arrivati a colazione spossati.
a quel punto l’ho trascinata fuori di casa per portarla dai nonni (la tengo ancora un giorno riguardata) e nel tragitto verso la macchina l’infame che fa? inizia a canterellare, a saltellare ("mamma, posso fare un corsetta? a me piace tanto correre!" mi pareva un film di don camillo), a fermarsi ad ammirare i petali caduti dai fiori dei pruni ("mamma guaarda, sono un po’ rotti. però sono ancora belli, vero?"), a darmi la manina e fari i sorrisoni.
saliamo in macchina e: "mamma, io sono una bimba bella, vero?"
io (ancora tentando di trattenere i residui dell’arrabbiatura della mattina): "sì, soprattutto quando non fai i capricci"
p: "ma io adesso non faccio i capricci"
io: "no, adesso in fatti sei molto bella. invece stamattina ne hai fatti un sacco. domani proviamo a non farne più nemmeno alla mattina appena svegli, va bene?"
p: "va bene mamma"
io: "brava la mia paperella"
p: "anzi, da domani non ne faccio quasi più"
io: "come, quasi? non ne fare più"
p: "ne faccio pochi pochi, va bene mamma? così sono bella, ma faccio anche pochi pochi capricci."
io: "mmh… beh, meno capricci fai più bella sei, va bene?"
p: "va bene mamma. sì, sono proprio bella"
(alla faccia della modestia…)
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