4 mesi fa, verso quest’ora, credevo che non ce l’avrei fatta.
speravo che se ne accorgessero anche gli altri, e ti tirassero fuori da lì – in un modo o nell’altro.
grazie ad una fanciulla miracolosa ero riuscita ad avere l’anestesia. e peccato che da metà in poi mi ha lasciato a piedi. me, fifona come sono, terrorizzata dal dolore fisico come nessuno mai. me, così spaventata dal male che dal dentista devo andarci accompagnata, sennò scappo.
e per coronare il tutto tu, esattamente come la paperella, hai ben pensato di cominciare a fare di testa tua sin dall’inizio. e così, hai girato nel senso sbagliato – tale e quale a tua sorella – e ti sei incastrata.
e quando finalmente sei uscita, grazie agli sforzi congiunti di tutti i presenti, ti hanno teneramente appoggiato sulla mia panza svuotata e tutta a rotoli: almeno tu non eri cianotica, e così ho potuto godermi quel minuto di intimità – pelle a pelle – che con la paperella mi era mancato.
e tu a quel punto – oh tenerella (!) – rilassandoti dopo lo sforzo inaudito della nascita, hai fatto sulla mia rotolante panza un chilo di cacca nerissima e squagliosissima.
così, tanto per aggiungere un nonsochè di tuo al momento romantico…
dopodichè, in quel magico istante, la tua pappa-fino-a-quel-momento cioè la placenta, ha deciso di espellersi d’un tratto, con un movimento quasi di singhiozzo, tuffandosi sulla faccia e la testa dell’ostetrica (fortunatamente un’amica, e grazie a Dio che c’era lei, sennò secondo me tu non saresti riuscita ad uscire da sola) che era ancora chinata dalle tue parti e si apprestava a tagliare il cordone. inondandola da capo a piedi (e ovviamente frantumandosi in mille pezzi, cosicchè dopo abbiam dovuto far la conta dei pezzettini rimasti indietro da questo tuffo olimpico, andandoli a cercare uno ad uno… oh goduria!).
e così, tra me ricoperta di cacca (meconio, per essere fini), e l’ostetrica coperta di sangue, sembrava più una scena da film splatter che il primo, dolcissimo (musica soft di sottofondo, maestro!) momento in cui mamma e figlia facevano conoscenza.
avrei dovuto capirlo fin da allora, che saresti stato un tipetto un po’ pepato…
quel che mi ricordo di più è che dopo aver balbettato una sequela di scuse all’ostetrica, e una seguela di imprecazioni mentre cercavano es estraevano i frammenti… ti ho visto. ti ho finalmente visto in viso, ripulita e rivestita in braccio al tuo adorante babbo. te, con quel musetto furbo e vispo come un topino in cerca del formaggio.
e ho riso, riso come una matta.
e ancora oggi, quando ci guardiamo in faccia, continua a scapparmi da ridere.
buoni 4 mesi, pazzo pazzoide minimeo.